02 marzo 2010

Il Nuovo Secolo Vecchio



E. Hopper, Nighthawks
Siamo nel 2010, ma l’anima del nostro tempo è ancora impregnata dell’odore di smarrimento che si respirava a pieni polmoni nel “Secolo Breve”, un Novecento fatto di crisi, di domande senza risposte, di caduta dei valori, di progresso tecnologico e regressione civile, un secolo di guerre e distruzioni di massa. Siamo nel 2010, ma la pura e semplice realtà ci dimostra come il Tempo sia solo una convenzione, un contenitore in cui le facce dei figli, dei figli, dei figli non sono altro che lancette piegate che seguono un meccanismo che si è inceppato, ed è rimasto ancorato ad un’epoca a forma di punto interrogativo.
I grandi intellettuali dell’inizio di quel secolo si sono posti delle domande a cui allora non poteva esservi risposta. Noi ne siamo gli eredi e abbiamo il compito di risolvere quei quesiti. Ma non lo faremo mai. Non lo faremo mai perché ci siamo lasciati travolgere dall’asfalto, dal cemento, dall’odore di benzina, dalle bugie, dal nostro superomismo, dai soldi. Non lo faremo mai perché noi siamo diventati quel meccanismo che ingurgita tutto e dipendiamo da esso anche se ne siamo gli artefici.
Forse una risposta a quei grandi uomini di cultura del passato l’abbiamo data, forse la risposta è il vuoto in cui ci siamo lasciati scivolare. La risposta è la staticità. Ed ecco il diagramma piatto della nostra indignazione, il diagramma piatto disegnato dai nostri non-gesti, dai nostri non-interventi, dal nostro disinteresse. Ed ecco che il meccanismo prende il sopravvento e tutto si addormenta.
Ed il nuove secolo è un nuovo secolo vecchio.

01 marzo 2010

Monologo Interiore di un "Io"



 E. Hopper, "Sheridan Theatre"
"Non si può giudicare il modo in cui una persona ne ama un’altra.
Voi invece lo avete fatto, lo fanno tutti.
Tutti a dire che l’amicizia dura per sempre, mentre gli amori vanno e vengono, un amico ti sta accanto nel momento del bisogno, un uomo invece non c’è sempre per te, che fai, ancora credi nel Dio Amore?
A voi che pensate questo e accanto avete qualcuno che dite di amare, a voi chiedo di riflettere sul vostro amore.
Morireste per lui o per lei? Vivreste ogni giorno della vostra vita insieme come se fosse l’ultimo? Perché sapete, io penso che il domani non lo si conosca mai abbastanza, se c’è una cosa che ho imparato dai telegiornali è che un maledetto fulmine, una maledetta automobile impazzita può cancellare ogni tuo desiderio di vivere in pochi istanti, il tempo di dire addio al mondo.
Io non credo in nessun Dio, in nessun Destino, neanche al Caso. Credo che ci sia un ordine che dipende dalla nostra volontà, dalle nostre decisioni ed indecisioni, dalle nostre non decisioni, dalla nostra indifferenza.
Ogni giorno noi facciamo qualcosa, ci alziamo dal letto, andiamo in bagno a guardare una faccia arruffata davanti allo specchio, corriamo verso un ufficio, un’aula accademica, un’auto, un’aula scolastica, un’altra auto, un bus, un ladro, un assassino, un benefattore, un dio, un cane, un gatto, corriamo verso un desiderio, un qualcosa che ci prenderà a schiaffi, qualcuno che ci pugnalerà alle spalle, un sorriso, un sì, un no, un forse.
Tutto questo ci cambia il corso della vita, perché ogni istante è fatto di bivi, quante possibilità ci offre vivere allora? Ed ecco che è necessario essere convinti di qualcosa, credere in qualcosa, avere un punto fermo, il centro che regola tutto, la guida nell’esplorazione del bivio, il sole del proprio cuore.
Io non credo neanche nella Certezza. Chi me lo dice che l’amicizia non possa andare e venire proprio come l’amore? Il punto è costruirsi delle certezze.
E allora la mia stella può essere il mio Lui, lui può essere il mio tutto, tutto il resto è un contorno.
È semplicemente un punto di vista che non coincide con quello degli altri. Non parlo di priorità, di chi è più importante e di chi è meno importante.
L’amore lo cerchi per tutta la vita ed è raro sentirlo pulsare come se fosse il proprio cuore. Arrivati a questo punto non si tratta più solo di due persone, ma di due organi vitali che coincidono, ogni tratto che si incontra appartiene all’altro e lo irrora di vita.
Come si può giudicare il modo in cui una persona ama un’altra persona?"
Ilaria Pantusa
-Esercizio di stile-