Nel bosco col Lupo
Cattivo
La sala studio
Borgna dell’Auditorium Parco della Musica per una sera si è trasformata nel
bosco delle nostre favole infantili. È successo perché Lucio Leoni, con il suo
ultimo disco Il lupo cattivo
(Lapidarie Incisioni, 2017), si è fatto cantastorie di una dimensione che è
narrativa, musicale, teatrale e umana al tempo stesso. Ci siamo entrati con la
traccia che apre l’album, La pecora nel
bosco, e abbiamo proseguito fino alla fine, fino alla ricerca del “lupo
cattivo”, quel lupo che, se ci si pensa bene, forse poi tanto cattivo non è
oppure, semplicemente, è l’immagine di una componente imprescindibile del
nostro essere. Guardarsi dentro fino a scoprire questo lupo è più semplice se a
guidarci sono canzoni che vengono concepite e scritte col fine di dire
qualcosa, ma soprattutto di porre degli interrogativi, e Lucio Leoni questo lo
fa fin dai primi passi che ha mosso: non mancano in scaletta i brani tratti dal
suo primo disco, Lorem Ipsum
(Lapidarie Incisioni, 2015), come Luna,
Domenica e l’esplosiva A me mi.
Ad accompagnarlo
in questo viaggio ci sono i musicisti che hanno affiancato il cantautore romano
nella scrittura de Il lupo cattivo:
Lorenzo Lemme, Jacopo Ruben Dell’Abate, Daniele Borsato, Filippo Rea. L’esecuzione
dei brani è proprio come deve essere: piena di energia e precisa, senza
rinunciare all’improvvisazione. Non c’è nulla che sia fuori luogo, anche le
battute col pubblico, anche gli interventi di Leoni tra una canzone e l’altra
sono funzionali alla riuscita di questo percorso condiviso con i presenti.
Assistiamo a
piccole perle come l’esecuzione, al fianco di Marco Colonna ai fiati, di un
trattato di linguistica sulla fonetica del romanesco primonovecentesco, cosa
che da studentessa di Lettere appassionata di Dialettologia ho apprezzato
moltissimo. Leoni poi lascia spazio ad un brano de Le Sigarette (Dell’Abate e
Lemme) ed è un momento musicale che solletica il corpo tanto da far ballare seduti
sulle poltrone. Non mancano i momenti di commozione profonda, quando prima di
suonare Sigarette l’accento è posto
sulla perdita di qualcuno di importante, così come non mancano le epifanie,
quando si riascolta dal vivo un brano potentissimo e ricco di spunti di
riflessione come Le interiora di Filippo.
È stato bello
vedere poi Lucio Leoni, l’artista e l’uomo, commuoversi e andare in mezzo al
pubblico, come a volerlo abbracciare tutto e ringraziarlo col cuore.
Note:
Ho vissuto anche un’altra bellissima esperienza grazie a questo concerto, o
meglio, all’Auditorium, dato che per tornare a casa mi sono persa vicino
all’Olimpico e ho capito anche io quello che Leoni dice in “A me mi”:
“guadagnammo uno stadio coperto / all’epoca ci sembrava una meraviglia / ora
scopriamo che cazzo vuol dire / rimanere incastrati sulla Tangenziale / tra
Salaria e Monte Mario / e immaginiamo un mondo senza Olimpico”.
Per Ukizero ho intervistato mesi fa Lucio
Leoni, trovate quello che ci siamo detti a questo link: http://www.ukizero.com/intervista-lucio-leoni-scavare-nel-linguaggio-accorgersi-dellaltro/
Per Radio Càos ho recensito Il lupo
cattivo, potete leggere la recensione a quest’altro link: http://www.radiocaos.it/lucio-leoni-accettato-un-lupo-cattivo/
Ilaria Pantusa
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